Futuro e Libertà, il partito di destra fondato l’anno scorso da Gianfranco Fini, si prepara a decollare pure a Verona dopo una convulsa fase iniziale. Anzitutto, un nuovo coordinatore provinciale (Mattia Magrassi), un nuovo ufficio politico di otto elementi e l’ambizione di celebrare il primo congresso provinciale entro l’anno. Per farlo, però, dovrà raggiungere il traguardo che il partito si è imposto per avere un vero radicamento sul territorio: un tesserato ogni mille veronesi. In cifre, dopo i 914 iscritti si fa l’assise. Significa più che raddoppiare gli attuali tesserati, un’ambizione che quelli di Fli ritengono non spropositata.
«Non siamo un nuovo partito, siamo un partito nuovo», dice l’on. Giorgio Conte che tiene a battesimo il neo-Fli scaligero. Una mezza verità: è un partito nuovo e rinnovato. Con un programma politico semplice semplice: più o meno quello del Pdl, senza Berlusconi.
È il Cavaliere il vero spartiacque. La sua presenza in politica è l’humus di Futuro e Libertà, che si pregia di distinguersi – più che per l’originalità delle proposte – per la differenza di metodo rispetto al barzellettiere più famoso d’Italia. Il “non ne possiamo più di lui” è il collante che ha unito molti ex An con altre persone di area, che però non si sentono rappresentate dal Pdl e, soprattutto, dal suo leader.
È un po’ questo il limite di Fli: è un partito “leaderistico” come pure il Pdl e come tanti altri partiti italiani; è un partito “tattico”, che ha come ragione di esistere il venir meno della ragione di esistere di un avversario. «Siamo l’alternativa al Pdl, il punto d’approdo di quegli elettori che cercheranno qualcosa di serio dopo il definitivo tramonto di Berlusconi e del suo partito ad personam», dicono. Resistere per esistere. Poi si raccoglierà l’eredità di uno che non ha voluto lasciare nulla dopo di sé. Il gioco quindi è tra chi dura di più tra Berlusconi e Fini.
La politica sarebbe un’altra cosa, anche se pure le buone maniere e la serietà oggi “fanno” politica. Infatti i punti di
riferimento sono tutti stranieri, e confusi: il britannico Cameron, il francese Sarkozy, la tedesca Merkel, dice Conte. Tutto fa brodo, anche se tra Sarkozy e Merkel ci sono le stesse affinità esistenti tra vino e birra.
Sconvolge (si fa per dire, dai!) ancora di più un giovane di Fli che spiega le ragioni della sua adesione – il senso di nausea che provoca il comportamento pubblico e privato di Berlusconi – e la nostalgia per la politica d’antan. Ti aspetti il doppiopetto di Almirante, ne esce fuori la valigia di cartone di De Gasperi, la sua sobrietà, il calibro di statista. Siamo ad un passo dall’aridatece la diccì.
Se la politica allora è diventata tattica e galleggiamento, quali saranno le prossime mosse?
Chi si illude sulla nascita di un Terzo Polo quale organizzazione strategica e unitaria – invece che come bunker degli anti-berlusconiani di centrodestra – è servito: «Siamo bipolaristi, saremo la destra che in futuro si alleerà con il Centro di Casini. Comunque alternativi alla sinistra». Oggi così, domani cosà.
A Verona nel frattempo si espone il primo sindaco (Tomas Piccinini, di Mozzecane) aderente a Fli – «non certo una scelta di comodo, oggi», riconosce Piccinini e ha ragione e coraggio – e ci si muove freneticamente per presentare liste Fli alle prossime Amministrative di maggio che vedono coinvolti venti Comuni scaligeri.
Il prossimo anno sarà la volta di Verona, «che ha un sindaco popolarissimo e un’amministrazione al di sotto delle potenzialità di questa città». C’è anche da dire che da qui a tredici mesi, la politica italiana può ancora fare un paio di girotondi completi su se stessa. Quindi il volantino di oggi (“la Lega ti frega!”) può essere di ostacolo ad una possibile alleanza di domani. O anche no: con un po’ di politichese si possono sempre superare “le divergenze del passato”.
Quindi meglio navigare a vista. Due obiettivi: farsi conoscere sul territorio, «perché noi non siamo un partito di conventicole, di eletti che non parlano né rispondono agli elettori, di capi che decidono chi cooptare in alto», dice l’on. Conte ed era ora che qualcuno lo dicesse. Che però annuncia una conferenza stampa in ogni dove del Veneto per dare visibilità a quegli amministratori pubblici che lasceranno il vecchio nido per aggregarsi a Fli.
Mai una crisi di coscienza rispetto alle vecchie scelte, e di pudore personale. Abbiamo vissuto decenni senza che mai uno, dicasi uno, della Dc diventasse socialista o altro, e viceversa, strombazzandolo magari in pubblico. Oggi è tutto un fiorire – in Parlamento fino al più piccolo Comune molisano – di “mi sento più a mio agio qui”, come se si parlasse di poltrone e non di idee.(www.veronafedele.it)
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