lunedì 21 marzo 2011

Crisi libica? No, crisi di governo

Da un lato la frustrazione di Berlusconi («Umberto Bossi ha ragione, non doveva andare così», spiegava il premier riferendosi all’interventismo francese), dall’altro poi l’esordio dei nostri Tornado sui cieli di Tripoli e le parole del ministro La Russa («non saremo secondi a nessuno») che hanno fatto sbottare Roberto Calderoli: «È il ministro della Difesa non della guerra». Se le forze della coalizione stanno riuscendo a colpire gli obiettivi predisposti in Libia la vera “disfatta” si sta registrando all’interno della compagine di governo italiana. 
Con una frattura evidente tra il Pdl, che ha deciso dopo una fase di balbettamento di sposare apertis verbis l’intervento militare (sostenuto da Pd e Fli). Facendosi anche trasportare però un po’ la mano, con l’evidente imbarazzo del premier Berlusconi. E la Lega, contraria all’accelerazione del conflitto e in linea con la posizione della Germania, che non ha per nulla digerito l’opzione di procedere oltre la messa a disposizione delle basi militari da parte dell’Italia.
 
Davanti a questo il Consiglio dei ministri (con la Lega schierata contro La Russa e Frattini) si preannuncia una seduta molto tesa, nella quale i ministri del Carroccio chiederanno formalmente al governo le condizioni «imprescindibili» su profughi e condivisione europea dei rischi legati al terrorismo per sostenere il conflitto. Come se non bastasse anche i Responsabili (iperattivi in questi giorni causa mancato rimpasto) si allineano con le posizioni della Lega, chiedendo a loro volta garanzie da parte del governo su sbarchi e più collegialità nelle decisioni. Per cercare di fare fronte a questa emorragia il Pdl è intenzionato allora a portare in Parlamento una mozione per chiedere all’Unione europea e all’Onu un impegno concreto di sostegno all’Italia di fronte a una possibile emergenza umanitaria.
 
Di fatto, proprio su un tema dirimente come la politica estera dinanzi a una crisi internazionale, la coalizione di governo si è trovata drammaticamente lacerata al proprio interno. E solo il contributo delle opposizioni ha permesso all’Italia la possibilità di allinearsi con credibilità alla risoluzione dell’Onu sulla no-fly zone. Questo è il tema politico che il terzo polo ha rilanciato come determinante in queste ore: da Bocchino («Berlusconi ha perso la maggioranza») a Casini («il governo non può sopravvivere alla dissociazione della Lega») infatti è arrivata la richiesta di chiarimento ufficiale sulla linea della Lega. Perché è evidente che su un tema come questo non si gioca solo la tenuta di una maggioranza. Ma la credibilità e il destino nello scacchiere internazionale di un intero paese. (www.ilfuturista.it)

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